mercoledì 4 maggio 2011

Sull'Unità. I 150 anni visti da noi

"Per me l'unità è qualcosa che più ce n'è meglio è!". ((Nunzia e Lucia)

"Per me l'unità d'Italia è come se non esistesse perchè, solo quando festeggiai i 150 anni, mi resi conto che esisteva". (Maria Senescente)

"Per me l'unità rappresenta l'uguglianza tra persone unite sotto il nostro tricolore". (Saverio Santoriello)

"Per me l'unità significa aiutarsi a vicenda, sostenere le stesse idee, avere uno stesso obiettivo per raggiungere una meta.
Per me l'unità è in un certo senso come avere una grande famiglia, far parte di uno stesso nucleo. Aver raggiunto l'unità equivale a far battere un solo cuore che rappresenta tutti quelli che ne fanno parte". (Gerardina Trifone) 

"Io penso che l'unità non si dimostra solo quando si celebrano i suoi 150 anni, ma ogni giorno". (Antonella Giannattasio)

"Per me questa storia dell'unità d'Italia è vera e anche giusta, perché può dare una speranza per cambiare la nostra Italia in  seno buono. I festeggiamenti sono speranza per una vita che verrà".

"L'unità d'Italia è essere cittadini di una stessa nazione unita". (Grazia Pisani) 

"Per me l'unità d'Italia rappresenta creare uno Stato libeo dal dominio straniero. Sono orgogliosa di essere italiana per le tradizioni che sono rimaste fino ad oggi, che festeggiamo 150 anni. Penso che dovremo essere grati a Carlo Alberto, Cavour e soprattutto Garibaldi". (Alessandra Pierri)

"L'unità d'Italia è essere cittadini uniti, avendo uno stesso Stato come origine. E quindi per me far parte di una stessa nazione unita". (Rachele Tessitore)




giovedì 14 aprile 2011

Cultura - Mancino chiama Dorso



Per festeggiare i 150° anni dell’unità d’Italia domani 15 aprile, presso al chiesa del Carmine di Avellino, Nicola Mancino terrà una lectio magistralis sulla figura e sulle opere di Giudo Dorso. Il ritratto della vita e del pensiero di Dorso offrono ai giovani importanti spunti di riflessione sull’orizzonte morale, lo spessore culturale e la coscienza critica del nostro tempo. Infatti la lezione del meridionalista irpino è un invito al superamento dell’opportunismo proprio di una parte della politica, per il recupero di uno slancio ideale e di un rigore intellettuale nell’impegno pubblico, come principale percorso per la crescita della società civile.

Gerardina Trifone

sabato 2 aprile 2011

L'istituto alberghiero di Montoro a scuola di costituzione con il giudice Imposimato

Continuano le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. L'Aiga di Avellino ha organizzato per martedì 5 aprile, alle ore 10.30, presso l’Aula Magna dell’Istituto Alberghiero "Manlio Rossi Doria" a Montoro Inferiore, il convegno dal titolo “I valori della Costituzione Repubblicana nel 150° anniversario dell’Unità nazionale”.
L’apertura dei lavori è affidata al dirigente scolastico dell’Ippsar Mario Esposito. Seguiranno i saluti istituzionali del dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Avellino, Rosa Grano, del sindaco di Montoro Ingeriore, Salvatore Carratù; del sindaco di Montoro Superiore Francesco de Giovanni; dell’assessore città di Mercato San Severino Eduardo Caliano.
Oltre alla partecipazione del Presidente dell’Aiga Avellino, l’avvocato Walter Mauriello, interverranno Antonio Tucci, docente di sociologia del diritto presso l’Università degli Studi di Salerno, Saverio Festa, docente Storia della filosofia politica presso l’Università degli Studi di Salerno, e il magistrato Ferdinando Imposimato.

giovedì 24 marzo 2011

Storia - Il tricolore

Il tricolore italiano
La bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. Il tricolore non è una semplice insegna di Stato, è la libertà conquistata dal popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di eguaglianza e di giustizia. I colori della bandiera italiana fanno la loro comparsa nel 1796 per opera di Napoleone che li adotta come vessillo della Legione Lombarda della Repubblica Transpadana, non si tratta però di una vera e propria bandiera nazionale. Soltanto l'anno dopo, nel 1797, con l'occupazione francese dell'Emilia Romagna il tricolore bianco, rosso e verde viene scelto come bandiera della nascente Repubblica Cispadana. Rispetto alla precedente bandiera le bande colorate sono orizzontali con al centro una faretra con quattro frecce e la sigla R.C. (Repubblica Cispadana).
La disposizione del tricolore cambia ancora una volta nel 1802, quando la Repubblica Cispadana prende il nome di Repubblica Italiana. Le strisce sono sostituite da tre quadrati, rosso bianco e verde, disposti l'uno dentro l'altro. Nel 1805 i territori del nord Italia sono ribattezzati Regno Italico e anche la bandiera viene a sua volta parzialmente modificata nella disposizione dei colori. Con il Congresso di Vienna del 1815 e la scomparsa di Napoleone dalla scena europea, il tricolore cade in oblio. Riappare nel 1831 con la Giovane Italia di Giuseppe Mazzini nella versione a bande verticali che ancora oggi conosciamo. Fatta eccezione per lievi modifiche alle tonalità dei colori e per la presenza dello stemma Savoia o della Repubblica Sociale al centro della banda bianca, la bandiera non cambia più il suo aspetto giungendo quasi intatta fino ai giorni nostri.

Pantaleone Martella

martedì 15 marzo 2011

Attualità - I giovani da Napolitano per l'unità d'italia

Il presidente Giorgio Napolitano

In occasione dei 150 anni dell’unità il Coordinamento Provinciale dei Forum Comunali della Gioventù sarà a Roma giovedì 17 marzo per partecipare all’iniziativa del Forum Nazionale dei Giovani 2corri per unire”, che avrà luogo a Roma nella mattinata.
Si partirà da villa Pamphili, il corteo poi si dirigerà verso l’area del Granicolo, dove alcuni di essi potranno consegnare la bandiera italiana ed un messaggio al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
“Con questo gesto simbolico si richiede alle istituzioni un impegno concreto – afferma Pellegrino Guerriero, presidente del coordinamento – per dar vita alle riforme necessarie per favorire il benessere dei giovani italiani, considerando soprattutto il livello allarmante di disoccupazione giovanile”.

Rachele Tessitore
Antonella Giannattasio
Grazia Pisani

Tecnologia - In piazza con il Wi-Fi

Il 17 marzo prossimo, su iniziativa  dell'assessore alla Cultura del Comune di Bonito David Ardito, il paese in provincia di Avellino fornirà ai propri abitanti un'area wi-fi gratuita, occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia. In pratica tutti saranno liberi di poter connettersi a internet gratuitamente. "L'idea è di potenziare la diffusione della conoscenza e facilitare l'uso della rete per i cittadini di tutte le età e di ogni ceto sociale. - afferma Ardito - Ci stiamo attrezzando per superare il divario digitale che è presente nelle piccole comunità e stiamo lavorando per portare la copertura Wi Max nel nostro territorio".


Fortunata Fortunato
Michela Landi 

Storia - Briganti si diventa

Il distacco che c’era tra nord e il sud si manifestò in una forma gravissima sin dall’inizio dei primi giorni dell’unità d’Italia con un fenomeno che travolse l’intero meridione tra il 1861 ed il 1865: il brigantaggio. Il brigantaggio è un fenomeno che interessava le bande armate presenti nel mezzogiorno verso la fine del XVIII secolo  e il primo decennio del 1800, fino alla proclamazione del regno d’Italia. L’attività brigantesca fu duramente repressa in epoca napoleonica e borbonica, sviluppandosi durante e subito il processo di unificazione d’Italia. In questa fase storica i gruppi di braccianti ed ex militari borbonici si contrapposero alle truppe del nuovo Stato Italiano.
Le cause di questo fenomeno erano molto antiche e profonde ma la delusione creata dal passaggio garibaldino era la prima. Così la situazione si aggravò dopo la vendita all’asta dei beni demaniali e quelli ecclesiastici: quelli che compravano ciò erano la borghesia che stava diventando sempre più tirannica.
L’aggravarsi delle condizioni dei contadini  causò la ripresa dei disordini  che in pochi mesi presero le dimensioni di una guerriglia. Nell’estate del 1861 in Calabria, Basilicata, Campania e Puglia le bande armate dei briganti iniziarono a rapinare, uccidere, sequestrare ed incendiare le proprietà dei nuovi ricchi.
I briganti si rifugiavano  nelle montagne ed erano protetti e  nascosti dai poveri contadini, ma in parte ricevettero aiuto anche dal clero e dagli antichi proprietari delle terre che tentavano di fare ritornare i Borboni.
A ribellarsi erano braccianti, contadini esasperati dalla miseria; accanto a loro lottarono anche gli ex garibaldini, ex soldati borbonici e molte donne spietate come gli uomini.
I contadini meridionali non avevano ancora maturato una conoscenza politica  dei loro diritti e non riuscivano ad immaginare  nessuna prospettiva  di cambiamento attraverso i mezzi legali. Così questa sfiducia  di protesta e di lotta fu il nucleo della questione meridionale.
Lo stato Italiano al fenomeno del brigantaggio rispose con una vera e propria  guerra a questa rivolta sociale. Nel 1865 il brigantaggio venne sconfitto. Così lo Stato aveva vinto la  guerra ma compiendo proprio gli errori che Cavour aveva cercato di scongiurare.    

Pierri Alessandra
Fortunata Fortunato